GH e KH in acquario: differenze, target e come regolarli

Un acquario può sembrare stabile quando i pesci nuotano tranquilli e le piante crescono rigogliose, ma sotto la superficie ci sono parametri invisibili che decidono davvero se l’ecosistema sta funzionando. Due tra i più importanti sono GH e KH, spesso nominati insieme ma con significati e funzioni molto diversi. Capire le differenze, conoscere i valori di riferimento e saperli regolare è la chiave per evitare squilibri che, prima o poi, si traducono in problemi evidenti.

La confusione nasce perché GH e KH vengono spesso misurati nello stesso momento con i test a goccia, e molti acquariofili alle prime armi li trattano come sinonimi. In realtà toccano due aspetti distinti: la durezza generale dell’acqua e la sua capacità tampone. Vediamo come interpretarli e, soprattutto, come usarli in pratica per gestire un acquario equilibrato.

GH: la durezza totale

Il GH (General Hardness) misura la quantità totale di sali di calcio e magnesio disciolti nell’acqua. Questi due elementi non sono solo numeri in una tabella: regolano la fisiologia dei pesci, la crescita delle piante e persino la struttura dell’acqua.

Un GH troppo basso rende l’acqua tenera, adatta a specie che provengono da ambienti tropicali con fiumi a lento scorrimento, come i Neon tetra o i Ramirezi. Un GH troppo alto, invece, porta l’acqua verso condizioni dure, simili a quelle di molti laghi africani, dove prosperano i Ciclidi del Malawi o del Tanganica.

Range consigliati

  • Acquari amazzonici: 3–6 °dGH

  • Acquari comunitari generici: 6–10 °dGH

  • Ciclidi africani: 12–18 °dGH

Il GH si misura in gradi tedeschi (°dGH): ogni grado corrisponde a circa 17,8 mg/L di carbonato di calcio.

KH: la durezza carbonatica

Il KH (Carbonate Hardness) misura invece la concentrazione di carbonati e bicarbonati, cioè le sostanze che determinano il cosiddetto potere tampone. In parole semplici, il KH dice quanto l’acqua è capace di resistere a variazioni di pH.

Se il KH è alto, il pH rimane stabile anche in presenza di sostanze acide o basiche. Se il KH è basso, bastano piccoli cambiamenti (una fertilizzazione, un legno nuovo, una CO₂ mal regolata) per far oscillare il pH con conseguenze spesso disastrose.

Range consigliati

  • Acquari amazzonici con pH acido: 1–3 °dKH

  • Acquari comunitari: 4–8 °dKH

  • Ciclidi africani e marino: 10–15 °dKH

Il KH si misura anch’esso in gradi tedeschi (°dKH), con un significato diverso rispetto al GH.

GH e KH: collegati ma non uguali

Una delle domande più frequenti è: “Se alzo il GH, si alza anche il KH?” La risposta è: non sempre. I due valori sono legati ma non coincidono. Può capitare di avere un GH alto e un KH basso, ad esempio usando acqua di rubinetto miscelata con osmosi o con substrati che rilasciano ioni specifici.

La distinzione è fondamentale: un acquario può avere GH corretto per i pesci ma KH insufficiente per stabilizzare il pH. Oppure un KH perfetto per la CO₂, ma un GH troppo basso che impedisce alle piante di crescere.

Come misurarli correttamente

Gli strumenti più usati sono i test a goccia, precisi e accessibili. Esistono anche strumenti digitali, ma per l’acquariofilia quotidiana i test classici sono più che sufficienti. È buona norma misurare GH e KH almeno una volta ogni due settimane, e sempre dopo grandi cambi d’acqua o modifiche importanti all’allestimento.

Un errore comune è affidarsi alle strisce reattive, che danno valori approssimativi e spesso falsati. Per chi punta a un acquario naturale equilibrato, il livello di dettaglio fornito dai test a goccia è indispensabile.

Come regolare il GH

  • Per abbassarlo: si usa acqua ad osmosi inversa, che ha GH praticamente pari a zero, miscelata con quella di rubinetto fino a raggiungere il valore desiderato. In alternativa si possono usare resine a scambio ionico, anche se meno pratiche in un contesto domestico.

  • Per aumentarlo: si ricorre a sali minerali specifici (GH+), formulati per reintegrare calcio e magnesio in proporzioni bilanciate. Alcuni acquariofili improvvisano con bicarbonato o sali da cucina, ma il rischio di squilibri ionici è altissimo: meglio usare prodotti dedicati.

Come regolare il KH

  • Per abbassarlo: il metodo più efficace è sempre la diluizione con acqua ad osmosi. In alcuni casi, legni e torba possono contribuire abbassando il KH, ma l’effetto è variabile e poco controllabile.

  • Per aumentarlo: si utilizzano carbonati e bicarbonati specifici (KH+). Anche qui, il fai-da-te con polveri casalinghe rischia di alterare altri parametri: meglio affidarsi a prodotti pensati per l’acquario.

GH, KH e pH: il triangolo della stabilità

Questi tre valori sono legati da un rapporto diretto. Il KH influenza il pH e ne determina la stabilità, il GH influisce sul benessere di pesci e piante. Ignorarne uno significa compromettere l’altro. Per esempio, un KH troppo basso rende difficile stabilizzare il pH, anche se il GH è corretto. Viceversa, un GH insufficiente può bloccare la crescita delle piante anche se pH e KH sembrano stabili.

Per chi utilizza impianti di CO₂, conoscere il rapporto tra KH e pH è ancora più cruciale: solo così si può calcolare con precisione la concentrazione di anidride carbonica disciolta, evitando sia carenze sia sovradosaggi letali.

Errori comuni da evitare

  • Usare solo acqua di rubinetto senza miscelarla o trattarla.

  • Trascurare i test, pensando che “finché i pesci nuotano va tutto bene”.

  • Confondere GH e KH e regolarli in modo indistinto.

  • Correggere i valori con prodotti non specifici, rischiando di creare squilibri ionici.

Quando preoccuparsi

Segnali come piante che ingialliscono, pesci che respirano affannosamente, lumache che faticano a formare il guscio o sbalzi improvvisi di pH sono tutti campanelli d’allarme legati a GH e KH fuori target. Prima di intervenire con fertilizzanti o medicinali, è sempre bene verificare se la causa non sia proprio in questi due parametri.

Stabilità, non perfezione

Il segreto non è inseguire numeri assoluti ma garantire stabilità. Pesci e piante si adattano meglio a un valore non perfetto ma costante, piuttosto che a parametri che oscillano ogni settimana. L’acquario naturale premia chi osserva, registra e corregge con metodo, senza interventi drastici.

Una bussola per l’acquariofilo

Capire GH e KH vuol dire avere una bussola per orientarsi nella gestione dell’acquario. Non sono solo numeri: sono la base invisibile che permette a tutto il resto di funzionare. Con valori mirati al tipo di vasca e una manutenzione regolare, un acquario non solo appare bello, ma diventa anche un ecosistema stabile e duraturo.

Mani che eseguono test GH e KH in acquario con provette verde e azzurra e cartine colorimetriche

Vuoi approfondire altri aspetti chiave dell’acqua in acquario? Leggi anche la nostra guida su piante resistenti per acquario e l’articolo su come ricreare un acquario naturale equilibrato.

Immagini by AI

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